Start-up, i vantaggi del business oltreconfine

I limiti del mercato italiano hanno spinto le start-up a puntare sui mercati esteri per lanciare il proprio know how e cercare nuovi investitori. Tra i paesi con le maggiori opportunità di successo, ci sono gli Emirati Arabi Uniti, ad oggi considerati un vero e proprio laboratorio di innovazione. Lo spiega Francesco del Bene, partner di Avocom Law Firm.

Quali opportunità possono cogliere le start-up innovative nel percorso di internazionalizzazione?
La crescita delle tech start-up italiane, e di conseguenza dell’intero eco-sistema start-up nazionale, passa automaticamente da un processo di internazionalizzazione, anche solo europeo. In effetti ci sono varie ragioni che obbligano le start-up innovative a fare un passo essenziale, quello della presenza all’estero.
Il primo motivo è l’aspetto dimensionale del mercato interno. Per esempio, l’Italia rappresenta un mercato relativamente piccolo che non consente di raggiunge facilmente la massa critica di utenti necessaria per sviluppare al suo massimo le idee di business e soprattutto a capire se la propria proposta sul mercato è valida. Per questi motivi l’internazionalizzazione permette di accedere a mercati più ampi e dinamici che consentono di aumentare la propria visibilità e di essere più reattivi. Un altro aspetto che spinge spesso una start-up all’internazionalizzazione è la difficoltà di realizzare un’exit degna dell’innovazione proposta. I mercati esteri possono potenzialmente offrire maggiori opportunità di effettuare un’exit all’altezza della ricerca e dell’innovazione sviluppate.
Un altro motivo è la limitata propensione ad investire da parte dei finanziatori italiani, aspetto che costringe le start-up italiane a ricercare fonti finanziamento estere. Gli investitori stranieri accettano di sostenere le tech start-up italiane richiedendo spesso un’espansione geografica o un cambio di sede legale per motivi di avvicinamento a mercati meglio conosciuti dagli investitori stessi. Inoltre, il quadro normativo di un altro paese “rassicura” gli investitori, rispetto a quello italiano considerato (non a torto) molto complicato, poco reattivo ai cambiamenti e confuso. Non dobbiamo nasconderci che per avviare il processo di internazionalizzazione per una start-up è necessario impostare lo sviluppo della start-up come “born global”, pensata fin dalla nascita per una presenza e un’operatività internazionale. Le sfide della globalizzazione e le opportunità offerte dalle nuove tecnologie hanno fatto emergere questo nuovo fenomeno di imprese capaci di processi di internazionalizzazione significativi in breve tempi, dalla nascita della realtà. Le start-up born-global, ormai diffuse a livello internazionale, rappresentano una quota sempre piů rilevante delle nuove imprese, in particolare modo nei settori manifatturiero e high-tech. L’ecosistema “Italia” delle startup deve essere considerato ormai come un’ eco-sistema delle startup italiane nel mondo.

Quali sono le maggiori occasioni di investimento per le aziende italiane sul territorio Emiratino?
“La nostra dipendenza dalla conoscenza e dal pensiero scientifico per raggiungere lo sviluppo totale è l’unico modo per portare la nostra nazione avanti nella fase della produzione qualitativa non petrolifera” (cit. High Highness Sheikh Mohammed Bin Zayed Al Nahyan Crown Prince Abu Dhabi).
Gli Emirati Arabi Uniti stanno intensificando e moltiplicando i propri sforzi per diventare un hub ed il primo laboratorio aperto al mondo per la sperimentazione e l’adozione delle tecnologie più avanzate e complesse. Veicoli a guida autonoma, robotica avanzata, intelligenza artificiale, bioingegneria, tecnologie 3D, tecnologia digitale basata sui dati che connettono il mondo fisico (un esempio su tutti, il digital banking), ingegneria genetica, medicina iper-personalizzata per migliorare la salute della popolazione e promuovere il turismo medico genomico (si pensi, ad esempio, alla cura di malattie croniche attraverso lo sviluppo di farmaci personalizzati basati sulla mappatura genetica degli individui).
E ancora, sono in fase di sviluppo hub con cobots clinici e nanobot in grado di sfruttare ed aumentare le capacita’ di assistenza sanitaria degli Emirati Arabi Uniti e poter fornire servizi medici a distanza, robotici sia all’interno degli Emirati che all’estero. In altre parole, sarà resa possibile l’implementazione di sistemi di cura avanzati basati sull’adozione di cure mediche a distanza, realizzate attraverso impianti bio-medicali che sfruttano l’intelligenza artificiale e le nanotecnologie. Allargando il piano d’indagine, il Paese, per il settore sicurezza idrica ed alimentare, sta sviluppando un ecosistema alimentare ed idrico sostenibile sfruttando la bioingegneria nonché le energie rinnovabili mentre, per quanto riguarda la sicurezza economica, si privilegiano programmi e tecnologie dell’economia digitale capaci di rendere il sistema finanziario “a prova di futuro”. Anche le tecnologie spaziali e della difesa sono considerate una priorità e necessarie per prendere decisioni oculate e strategiche per garantire la sicurezza del Paese. Un’ulteriore conferma si ha, da ultimo, perdendo in considerazione l’Intelligent Consumer Experience, che offre un’esperienza di vendita al dettaglio e ospitalità intelligente, iper personalizzata e capace di rendere gli Emirati Arabi la principale destinazione mondiale per I consumatori. (Con il contributo di Giovanna Gentile, Coral Agency LLC).

L’internazionalizzazione resterà uno dei temi chiave per le imprese nei prossimi mesi. Quali saranno, a suo avviso, le prossime evoluzioni della materia?
L’architettura snella del sistema start-up italiano, la propensione a rinnovarsi, la capacità a rimettersi sempre in discussione, la capacità di attivare cambiamenti spesso radicali e l’ottimismo dei fondatori delle start-up italiane, sono gli elementi che hanno sempre permesso di superare i cambiamenti e la crisi dovuta all’emergenza Covid-19, spesso meglio delle altre imprese del territorio. Gli stessi motivi permetteranno alle start-up di affrontare le possibilità e opportunità sia nazionale che estere nel futuro. Il sistema delle start-up rappresenta in effetti ormai un comparto fondamentale e indiscutibile per lo sviluppo e l’aumento di competitività dei vari Paesi sia dal punto di vista tecnologico/scientifico sia del punto di vista sociale, societale e culturale. Ormai le start-up operano in tanti settori e fanno parte dell’ecosistema generale, non sono più un “anomalia”. Il business model all’internazionalizzazione sarà sempre più forte perché le start-up saranno un partner complementare per le politiche di sviluppo delle grandi aziende high tech o tradizionale, nazionali o estere. Ancora, per poter continuare ad affidarsi alle nuove tecnologie, tra cui l’intelligenza artificiale, la realtà aumentata, le nanotecnologie e la robotica, le start-up dovranno trovare partners, finanziamenti e collaborazioni con start-up complementari anche straniere: l’internazionalizzazione, anche solo europea, permetterà confronti e collaborazioni. Un altro elemento da non sottovalutare è l’outsourcing che diventerà un vero e proprio business model per le start-up. Per esempio l’esternalizzazione della funzione di R&S da parte di aziende nazionali o estere. La tech start-up viene vissuta come soggetto esterno specializzato. Il mondo sta cambiando a una velocità e intensità che sembrano spesso senza precedenti ma l’Italia ha un importante ruolo da giocare per partecipare da protagonista alle iniziative promosse sfruttando le potenzialità e le eccellenze che l’Italia offre, adattando in primis il sistema-Italia agli standard europei. (Con il contributo di Claire Lusardi, già Amministratore Delegato 3D.I.V.E. S.r.l.)

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